UNA NUOVA FINESTRA SULLA TOSCANA

Proponiamo un excursus sulla storia della finestra nel corso delle epoche, fino alla sua versione contemporanea: moderna, minimal e tecnologica. Quella possibile grazie a un aggiornamento tecnologico, come dimostra il caso toscano di CG Serramenti che affianca un impianto Working Process di 10 anni fa, per produrre finestre classiche, a un nuovo centro di lavoro per realizzare finestre minimal legno/legno. Un esempio concreto per raccontare l’evoluzione della finestra, realizzata anche grazie a un partner che ha piena padronanza della tecnologia che propone e del servizio tailor made che sta alla base del suo approccio verso i serramentisti-clienti.

Anche un’azienda giovane, dinamica e costantemente in moto come Working Process, guardandosi indietro, si è interrogata su quale sia la storia e la forma della finestra. Sistemi mobili, racchiusi in un’intelaiatura, adottati in strutture civili sono documentati sin dalle più antiche civiltà, provengono dagli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, testimoniando quanto fin da allora esistessero strutture a forma di telaio costruite in prevalenza di legno o marmo, ma anche di ferro o bronzo. Sfogliando le pagine della storia ci accorgiamo che la forma della finestra non è stata sempre la stessa: nelle cattedrali e nei castelli medioevali le aperture diventano feritoie lunghe e strette per rispondere a esigenze difensive,
mentre nelle case civili dell’epoca il passaggio di luce e aria veniva affidato alla porta di ingresso unitamente ad aperture nel soffitto. Anche ai ripari primordiali dell’uomo, le grotte, si accedeva tramite una sola apertura, che costituiva anche l’unico punto di contatto fra interno ed esterno, principalmente per ragioni di sicurezza; così come nel periodo neolitico, quando le tende delle popolazioni nomadi e le capanne dei primissimi agricoltori erano provviste di un solo passaggio. Proseguendo l’excursus della storia della finestra, ci si accorge che la sua funzione richiamava già quella odierna: nelle civiltà mesopotamiche e in quella egiziana, gli edifici pubblici o di culto presentavano nella muratura dei varchi

che favorivano il ricambio d’aria nell’edificio e creavano una serie di fasci di luce per illuminare l’interno. Sulla muratura esterna aperture simili si trovano impiegate anche nella civiltà minoica e micenea, e in quella nuragica in Sardegna. Nonostante oggi, in ambito edilizio, sia immediato il collegamento fra vetrazione e serramento, e anche se gli antichi Egizi conoscevano le tecniche di fusione del vetro, non lo usavano per creare delle finestre, perché il principale obiettivo di quei varchi era provvedere alla ventilazione dell’interno per rendere gli ambienti freschi nelle stagioni calde, e quando necessario chiusi al freddo con teli sottili e trasparenti. La scelta di schermare le finestre con il vetro, introducendo questo binomio ormai inscindibile, si diffonde in età romana. Il momento decisivo è il I secolo d.C., quando venne messa a punto la tecnica della soffiatura del vetro, nata nel Medio Oriente. In precedenza, la tecnica più diffusa per la manifattura delle lastre da finestra era quella della colatura del vetro fuso in stampi, che creava un vetro molto spesso. La soffiatura consisteva, invece, nel soffiare una certa quantità di vetro nel telaio mediante una canna di metallo forata, con il risultato di produrre un materiale più sottile. Grazie a questa tecnica, le lastre di vetro a chiusura delle finestre vennero presto adottate sia in edifici pubblici sia privati durante l’Impero romano, come dimostrano i reperti archeologici e le testimonianze letterarie. Perduta la sapienza tecnologica dei Romani, come già anticipato la finestra nel medioevo presenta l’aspetto di una apertura minima ricavata nella muratura dell’edificio. Benché le forme fossero varie, l’assenza dei vetri e lo spessore dei muri riducevano necessariamente al minimo le dimensioni delle aperture. A proposito di forma, vanno, però menzionate le finestre a bifora, a trifora, a polifora del periodo Romanico, Gotico, e Rinascimentale che tornano in auge nel periodo dell’eclettismo. Di queste, il rosone – finestrone decorativo di forma circolare applicato alle facciate delle chiese di stile romanico e gotico – rappresenta forse il tributo più alto nella realizzazione di un’apertura con la sua meravigliosa capacità di filtrare e colorare la luce. La vetrata dipinta, assemblata attraverso canaletti di piombo, fece la sua apparizione in Occidente all’epoca di Carlo Magno, ma soltanto tra il tardo XI e la prima metà del XII secolo nelle chiese romaniche compaiono i primi grandi cicli. Nel periodo gotico la progettazione della finestra negli

edifici religiosi beneficia di un significativo progresso tecnologico, che consente di distribuire diversamente i carichi dell’edificio. Le facciate si alleggeriscono e si popolano di finestre ampie e alte, spesso a polifore, ricche di decorazioni: la luce diventa un elemento di definizione degli spazi interni. Altra grande innovazione di questo periodo sono le grandi vetrate colorate – l’arte e tecnica della fabbricazione e della lavorazione del vetro è chiamata “ialurgia”–, che trasformano l’interno delle chiese in scrigni policromi di luce. Negli edifici civili si diffonde l’uso dei serramenti. I vetri sono contenuti in profilati di metallo e la finestra è inserita in una struttura ricavata nella muratura; gli oscuranti sono in legno. Durante l’epoca rinascimentale, la finestra diviene oggetto autonomo di riflessione da parte degli architetti, come testimoniato da Giorgio Vasari che ne “Le Vite” si sofferma a descrivere la forma delle finestre dei palazzi di Firenze e Roma. Come segno di distinzione, i palazzi nobiliari delle città introdussero la finestra architravata, in combinazione con fregi di carattere classico. Non a caso, nasce proprio in quest’epoca una tassa sulle finestre, considerate un segno di grande ricchezza. Solo i palazzi dei ricchi potevano presentare ampie finestre vetrate ad architrave, mentre il popolo non poteva permettersi il vetro e chiudeva ancora le aperture con ante di legno. Durante l’età Barocca, abbandonati gli schemi classici del Rinascimento, la finestra diviene l’elemento più importante della facciata e assume le forme più svariate: rettangolari, quadrate, circolari od ovoidali, ad arco a tutto sesto o ribassato, a timpano… Caratteristico del periodo Barocco è lo sviluppo della tecnologia del serramento di legno, nata nel Rinascimento. Gli artigiani italiani compiono progressi sia nella lavorazione del serramento di legno, sia nella tecnologia del vetro. La prima tipologia di finestra a serramento di legno è ad anta singola, ma nel giro di pochi decenni si diffonde l’uso delle due ante e addirittura delle due ante piegate nel mezzo.

Nell’Ottocento, con la diffusione degli edifici di ferro e vetro le finestre si ingrandiscono grazie alla leggerezza delle strutture portanti e allo sviluppo della tecnologia, che consente di usufruire di lastre vetrate di dimensioni sempre maggiori. In quest’epoca i serramenti sono generalmente in ferro per l’edilizia non abitativa, mentre il legno resta il materiale più usato nell’edilizia residenziale. Verso il 1880, fino al primo decennio del Novecento, nasce l’Art Nouveau, complesso fenomeno stilistico, caratterizzato dalla linea sciolta e sinuosa, sviluppatosi con fisionomie particolari in Europa e negli Stati Uniti, che recupera l’eleganza delle forme della natura, dell’arte orientale e di quella gotica, in reazione allo scadimento di gusto provocato dalla diffusione della produzione industriale: anche le finestre assumono un’inconfondibile linea “fiammeggiante” o “a colpo di frusta”. Con il Movimento Moderno, collocato tra le due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell’architettura, dell’urbanistica e del design, gli architetti improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità e a nuovi concetti estetici.

Fra i Maestri di uno dei più importanti movimenti della storia dell’architettura, Le Corbusier, che considerava le finestre “il linguaggio dell’architettura”, con il suo trattato del 1923 “Verso un’Architettura” costruisce le sue fondamenta su 5 punti che introducono un nuovo modo di costruire: i pilastri, il tetto a giardino, la finestra a nastro a cui aggiunge la pianta libera e la facciata libera; sperimentando grazie all’introduzione di uno scheletro in cemento armato una nuovo linguaggio. In particolare, ora, grazie a questo nuovo materiale strutturale è possibile installare finestre che tagliano tutta la lunghezza di una parete, permettendo una straordinaria illuminazione degli spazi abitativi e un contatto più diretto con l’ambiente circostante: nascono così le sue celeberrime finestre a nastro che percorrono l’intera facciata di un edificio. Emblematica è la Looshaus – sulla Michaelerplatz davanti al Hofburg –, un famoso edificio di Vienna progettato dall’architetto Adolf Loos e uno dei principali esempi del Modernismo viennese, che segna la rinuncia dello storicismo, ma anche della decorazione floreale dello stile secessionista; un approccio progettuale che il popolo ancora non riconosce e che lo porta a definirla la “casa senza sopracciglia” perché sprovvista degli ornamenti sopra le finestre tipiche delle facciate dell’epoca.

In questo sintetico viaggio nella storia emerge come la finestra divenga davvero il linguaggio dell’architettura, riflettendo in ogni epoca lo stile dell’edificio con il quale convive; vestendosi di orpelli oppure, al contrario, condannando ogni decorazione finalizzata al semplice piacere dell’occhio. Il magistero dei grandi Maestri del Movimento Moderno segna un confine insuperabile, un nuovo lessico estetico e funzionale, un insegnamento che ci porta alla materia di cui è fatto il lavoro del falegname, coadiuvato oggi da una tecnologia così confacente alle sue esigenze da divenire quasi “liquida”. Eppure, ed è qui il nesso fra questo excursus nel passato e le potenzialità del presente, rimane il sapore del sapere artigianale di cui il legno si farà sempre portatore, che, ad esempio, si racconta attraverso la storia di una realtà specifica come quella di CG Serramenti. L’azienda ha la sua origine in una piccola bottega fondata nel 1964 dai due fratelli Giulianoe Gianfranco Canocchie inizia la sua crescita dagli anni ‘8o, specializzandosi nella falegnameria artigianale fiorentina di alta qualità. L’unione tra le antiche tecniche tradizionali e le continue innovazioni tecnologiche, hanno permesso lo stile unico e inconfondibile dei prodotti CG Serramenti che affianca un impianto Working Process di 12 anni fa, per produrre finestre classiche, a un nuovo centro di lavoro per realizzare finestre minimal legno/legno. Una realtà del tutto caratteristica quella di questa autentica falegnameria toscana, a conduzione familiare, figlia del suo territorio e come spesso accade unica nel suo genere, perché è proprio questo a rendere il tessuto imprenditoriale italiano inimitabile.

Presso la CG Serramenti, ogni attività è concepita sempre come una sfida, perché secondo la filosofia aziendale ogni loro prodotto deve esprimere la qualità totale.
La passione profonda per il design, la ricerca, l’eccellenza tecnologica, il rispetto per le tradizioni e il gusto estetico sono i canoni quotidiani di questa impresa. All’interno dell’azienda è presente un team di professionisti tecnico – commerciali capace di suggerire al cliente le soluzioni più idonee alle sue richieste, dando piena disponibilità sia nella scelta dei prodotti sia nell’utilizzo degli stessi in funzione alle specifiche esigenze. Il tecnico sul cantiere non è meno importante della figura commerciale che assiste alla scelta del cliente: il concetto di un prodotto di altissima qualità sposa in pieno la scelta di effettuare l’installazione dei prodotti CG Serramenti con personale altamente qualificato e continuamente aggiornato sulle normative vigenti. Dal lay out produttivo, dotato di due impianti Working Process, una Logos IWCdel 2007 e la nuova Logos Life Evo XS 2353 Executive BBSB, nascono prodotti di fattura raffinata che rispondono alle esigenze di un’azienda che ha accuratamente analizzato le dinamiche del mercato, sempre più complesso e articolato nelle sue richieste. Nascono tre linee: Contemporanea, Classica e della Tradizione. Abbinando alla naturalezza del legno materiali eleganti e raffinati come la pelle, i tessuti e le pitture, CG Serramenti propone in un design ricercato e, sempre più ispirato al mondo della moda, porte e arredi unici nel loro genere per ambienti di carattere e pieni di energia. Legno, pelle, colori brillanti, sensazioni raffinate hanno dato vita alla collezione ‟Armonie Contemporanee”, all’insegna di lusso, design e modernità, per disegnare l’ambiente e soddisfare le sempre più esigenti richieste per l’arredamento moderno e di lusso, evoluzione di prestigio di CG Serramenti.

Atmosfera, prestigio e nobiltà contraddistinguono invece ‟Armonie Classiche”. La collezione in assoluto più storica per CG Serramenti è proprio quella classica fatta di essenze nobili, tecniche antiche, finiture di prestigio. Da questi prodotti si può capire quanta esperienza ci sia alle spalle, ma soprattutto quanta attenzione ci sia ancora oggi alle tradizioni fiorentine e alla cultura che hanno trasmesso i falegnami artigiani, generazione dopo generazione. Arti da conservare e tramandare in modo attento e con un po’ di gelosia per tutelarle nel modo migliore. Essenze nobili come il Noce, il Ciliegio, il Castagno, abbinate a una sapiente manodopera di falegnameria, vengono valorizzate da finiture a cera, regalando una qualità indiscussa da vivere nella propria abitazione. Infine, la linea ‟Armonie della tradizione” è costituita da un mix di sapore, fantasia e calore, perché nasce dagli antichi sapori del legno. Questa collezione non poteva certo mancare, in quanto CG Serramenti è situata nel cuore della Toscana tra colline e vigneti ed è un tutt’uno con la sua terra e la sua tradizione. Per gli antichi casolari in pietra e per i tanti fienili ristrutturati in bellissime abitazioni, vengono prodotte numerose porte modellate con i sapori del passato, manufatti che restituiscono l’atmosfera di un tempo e l’armonia fantastica delle serate con gli amici. Quei momenti intensi davanti al grande camino acceso, quando inevitabilmente si posa lo sguardo sul panorama cercando un istintivo connubio fra lo stile della finestra e le colline dolci punteggiate di oliveti e vigneti, in attesa che da quelle ante socchiuse arrivi il profumo agreste della Toscana ad appagare tutti i sensi. La finestra, dunque, ha moltissime forme: quella di una ca
mera della propria casa, l’ampia vetrata dell’ufficio, la finestra di un antico palazzo rinascimentale, quella policroma di una chiesa gotica, quella della facciata di un palazzo di Le Corbusier, oppure, se pensiamo a CG Serramenti, la finestra ha la forma e la bellezza della Toscana!

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